(…) Oscillazioni si manifesta in una settimana di programmazione. Ma nessuna narrazione è in grado di ricomprendere e restituire in cosa si traduce concretamente l’azione di interrogare i processi di creazione, le necessità interne che la scena svela e nasconde, la compresenza e le tensioni vive tra il discorso del teatro e il discorso del pensiero. Dietro alla settimana c’è un anno reso denso da dialoghi, sessioni di prove, confronti, elaborazioni di testi, scambi epistolari, visione di materiali audiovisivi, studi delle fonti. Un anno produttivo e improduttivo, di avanzamenti e ripensamenti, messe a fuoco e sfocature per andare a fondo nella radice comune della pratica della scena e del pensiero che la pensa e tenersi accanto i segmenti del corpo scenico in costruzione dentro la zona molle e vulnerabile delle nostre vite (…)