Ci siamo chiesti cosa mancasse al festival una volta trasformato da luogo instabile di accadimenti a formato on-line cristallizzato nell’immagine video.
Teatri di Vetro 14
Ci siamo chiesti cosa mancasse al festival una volta trasformato da luogo instabile di accadimenti a formato on-line cristallizzato nell’immagine video.
La mia pelle è teatro è un gesto politico poetico, una azione corale nata durante i mesi di assenza forzata dalla pratica della scena.
L’installazione performativa NoPolis intende dare voce ai corpi della protesta, corpi che negano il concetto chiuso “stato-nazione” e per questo motivo criminalizzati.
Die Zwitscher-Maschine è uno dei dipinti più famosi di Paul Klee ispira il nostro lavoro multimediale con musica elettronica, video arte e teatro. Video generativi e plaid di musica elettronica dal vivo si accompagnano ai movimenti e alle parole dell’attore che insegue una storia dal dramma minimale, concepita come se fosse il diario di un social network.
La pratica del Trataka è una pratica utilizzata molto nello yoga specie nella fase di “pulizia della mente”. Consiste nel fissare un oggetto ripetutamente, per poi chiudere gli occhi e riprodurlo nella nostra mente.
Un concerto che punta a sfidare il senso comune ricercando la possibilità di darsi cadenze e ritmi che stiano al passo con le concezioni del tempo e della materia ridisegnate dalla scienza contemporanea.
L’oggetto scenico non si verifica nella riproduzione dello spettacolo ma ogni volta è la riattualizzazione di determinate condizioni alle quali i performer hanno deciso di aderire che fa sì che il lavoro possa avvenire.
Magnetica è una performance di vocals/soundscape che genera contaminazione tra parola/flusso lirico e suono per segnare molteplici piani di ascolto.
Esitazioni Avverse è una performance audiovisiva il cui punto focale è l’andamento sociale, politico ed economico in Italia ai tempi della pandemia SARS-CoV-2.
Ripensando al passato, immaginando il futuro.
Dal 2017 gruppo nanou ha attivato un progetto di ricerca coreografica, Alphabet, che si pone come obiettivo di sezionare gli elementi della coreografia per verificare dispositivi coreografici, percorsi linguistici e porre la danza contemporanea e la ricerca in continuo confronto dialettico.
Collocarsi in uno spazio infrasottile: tra la pelle e il tessuto che la ricopre. Agire a partire da questo luogo, tra pulsione e inibizione, tra fiducia e negoziazione della distanza, in una condizione di imminenza, mantenendo tutta la potenza della condizione dell’essere sul punto di.
Mettere in movimento il proprio corpo attraverso l’incarnazione di posture provenienti da culture differenti è inequivocabilmente un’operazione di commozione.
La caduta è una simbolica auto-squalificazione dalla scena che per il resto sarà occupata da movimenti in ripetizione, stanchi perché già fatti e al contempo attuantesi nella loro variazione continua.
Il corpo e la questione del corpo: materia spirituale, enigma, enormità senza fine. Questo esserne contenuti e al tempo stesso estromessi.
Appunti da una metamorfosi è un momento pubblico di auto-interrogazione intorno al proprio percorso artistico della Piccola Compagnia Dammacco, momento utile alla definizione delle future strategie artistiche della compagnia e utile allo spettatore che voglia guardare il lavoro che c’è dietro uno spettacolo teatrale. Dammacco e Nicolai dialogheranno tra loro, Balivo agirà i suoi personaggi.
In quest’occasione condividiamo con il pubblico un momento di ricerca coreografica di quattro danzatori in spazi interni e paesaggi naturali.
Lo spettacolo Spezzato è il cuore della bellezza racconta la storia di un cosiddetto triangolo amoroso, lui, lei, l’altra e, tramite i frammenti e le immagini di questa storia, offre allo spettatore uno sguardo sull’Amore nelle sue pieghe dolorose e tormentate, attraverso la convivenza di tragedia e umorismo.
Nella messa in pratica del lavoro, fino a questo momento, sono emersi dei dati compositivi che vorrei continuare ad approfondire e sperimentare: utilizzare ed investigare la non-frontalità quasi totale dei performer all’interno delle logiche comunicative del black box.
Phantasmata è un materiale video che utilizza partiture coreografiche legate al progetto JUMP! girate in un momento in cui era impossibile il contatto fisico.
Nell’esporre qualche pagina del diario vorrei osare e ritornare a quel loro coraggio a quella loro audace temperatura nell’esposizione di sè. Condividere, se è possibile, la loro eredità di esseri irriducibili.
Una conferenza-spettacolo sul tempo, tra spiegazioni scientifiche, digressioni e clownerie, durante la quale il performer dimentica progressivamente la sua parte, cerca di ricostruirla attraverso appunti e oggetti sulla scena dei quali fatica a ricordare l’utilità,
Riconoscendo la pluralità come dato fondante e fondativo dell’instaurarsi di un rapporto, i tre soggetti e coreograf_ Fabritia D’Intino, Giuseppe Vincent Giampino e Riccardo Guratti vogliono porre un’attenzione specifica al termine relazione.
L’attraversamento dell’acqua è una sfida che consegna l’individuo ad una definizione di sé. Si tratti della fonte battesimale nella tradizione cristiana, o dell’eclettico percorso che Neddy Merrill, il protagonista del racconto di John Cheever, decide di compiere per “tornare a casa” attraversando le piscine di una comunità viziata dal sogno americano.
Post è un lavoro visceralmente legato alla terra, nella quale la performer si immerge e riemerge, senza subirla mai. Anzi, la materia, assorbita dal corpo, ne essuda a sua volta, in un ciclo continuo.
Di quale corpo abbiamo paura?
Quale fiducia riponiamo nel corpo se non quella che viene soddisfatta dal nostro grado di controllo, di manipolazione, di devianza?
Quel momento in cui ci si arena in un inesauribile va’ e vieni, inceppamento che sconcerta, verso l’imponderabile e in lotta contro la tendenza a stabilizzarsi.
Ogni cultura sviluppa nel proprio contesto sociale un immaginario collettivo che, attraverso l’incorporazione, modifica le posture dei corpi e l’immagine interiore del proprio corpo. Riconoscere immagini che hanno segnato la propria cultura, sentirle come proprie è un processo che avviene quotidianamente pur nell’inconsapevolezza.
Per Maria, Unknown Woman è un racconto serio ed immaginario allo stesso tempo, è un raccoglitore di memorie e di pensieri di quello che è accaduto con un’artista importante in 20 anni di collaborazione e di condivisione.
Partendo dalla propria esperienza autobiografica, la performance si manifesta come processo totalmente aperto, un discorso danzato che indaga le memorie e le tracce lasciate sul corpo dalla cultura della violenza e dell’offesa.
L’esito finale del laboratorio si propone come una riflessione sul senso di cura, partecipazione, ascolto, cooperazione e guarigione, personale e collettiva.
Other OtherNess nasce dal dialogo con la giovane danzatrice Barbara Carulli alla quale Paola Bianchi ha trasmesso via audio le descrizioni di alcune posture – un archivio di forme presenti nel suo solo O_N, fulcro centrale del progetto ELP | altre memorie.
O_N affonda le radici nelle immagini depositate negli occhi e nei corpi di alcune persone straniere che ora vivono in Italia, incontrate da Paola Bianchi all’inizio del 2020 – donne e uomini, ragazze e ragazzi provenienti da Egitto, Burkina Faso, Cina, Brasile, Libia, Venezuela, Albania, Israele, Cile, Turchia, Bangladesh, Perù, Cuba, Gambia, Guinea Conakry, Senegal, Kosovo, Marocco, Pakistan, Nigeria, Mali.
Condivisione con un pubblico di due momenti della ricerca che mettiamo in relazione: un frammento di JUMP!, lavoro attualmente in creazione ma formalizzato in ogni dettaglio e un primo test tecnico di veduta in campo lunghissimo con i partecipanti al laboratorio Playground.
Playground è un momento di ricerca in forma di laboratorio. Si sviluppa nella relazione con l’ambiente naturale, architettonico e pittorico.