direzione artistica Roberta Nicolai
realizzazione Associazione culturale Il triangolo scaleno
Villa Lais, piazza Giovanni Cagliero, 20, Roma
dal 24 al 28 luglio 2024
Con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”
con il Patrocinio del VII Municipio
Il titolo di questo progetto dedicato interamente alla creazione coreografica di autori molto giovani, deriva da 58 Indizi sul corpo, il testo di una conferenza di Jean-Luc Nancy, presentato al Festival della Filosofia di Modena del 2005. Conferenza in assenza dell’autore, e già testo in quell’occasione restituito al pubblico in lettura.
È un testo definito nella struttura, diviso in indizi numerati da 1 a 58 a cui si aggiunge, in corsivo, il 59esimo. Un testo particolare per il linguaggio impiegato, denso di tensione teorica, pienamente ancorato al corpus del filosofo, e al tempo stesso poetico, evocativo, immaginifico. Una scrittura che si offre ad essere percepita da più sensi (e di fatto l’edizione del Festival della Filosofia in cui il testo fece la sua apparizione si intitolava Sui sensi) e che si apre al suo riuso artistico e allo scivolamento nella disciplina che ha al centro il corpo, come la danza contemporanea.
Siamo già al cuore del pensiero filosofico di Nancy – definito da Derrida il più grande filosofo del tatto dopo Aristotele – e a quel cuore di pensiero che ha preso il nome di ontologia aptica. Aptica è quell’esperienza palindroma del toccare – quando si tocca qualcosa si è al tempo stesso toccati, toccare è toccarsi – che da un solo senso si estende al corpo intero e dei sensi si fa sintesi. Questa palindromia del contatto – del con-tatto direbbe Nancy – l’ho assunta spesso a metafora della scena. L’oggetto scenico è qualcosa che accade e non sta, è un evento e non una cosa. E rivela la sua natura di evento nell’istante in cui c’è lo sguardo che lo guarda e guardandolo ne partecipa, ne diventa parte.
Negli oggetti scenici, negli eventi, di questa generazione di artisti credo che questa tensione sia molto presente, seppur in direzioni e verso forme e formati differenziati. Dopo una o più generazioni di coreografi che hanno proiettato la ricerca molto all’interno di sé – passo necessario per la riappropriazione di un vuoto privo di forme precostituite in cui ricominciare a tracciare da zero – questa nuova generazione è quella del con-tatto, che tocca e si fa toccare, che vuole essere toccata dal mondo e da esso si lascia toccare.
Per questo il progetto spinge a portare questo contatto fino in fondo e a trasferire nello spazio pubblico – con le sue regole silenziose e i suoi imprevisti potenziali – i lavori costruiti per il teatro. Uscire dallo spazio separato per entrare in quello realmente attraversato dalla comunità (altro termine cardine del pensiero di Nancy) per alimentare con il proprio segno artistico quella stessa comunità, che è di fatto inoperosa e impegnata nel progetto di divenire se stessa.
Da questo deriva anche la struttura di questo progetto che prevede una staffetta, un esser-ci, fianco a fianco, di tutti gli esser-ci – sempre per dirla con le parole del filosofo – e non restare nel posizionamento individualistico – che tanto non può definirsi che con la presenza dell’Altro – ma aprirsi a quella dimensione etica dell’essere singolari/plurali, giorno dopo giorno.
Al centro sempre il corpo consapevole di non potersi dare che in presenza degli altri corpi, che siano le fonti che gli autori utilizzano, che siano corpi musicali o materici, che siano istanze del pensiero. Un insieme polimorfo di indizi che dal corpo scenico tende a riverberare nei nostri corpi di spettatori.
Roberta Nicolai