il processo di creazione si sviluppa su due piani di lavoro, evitando in entrambi i piani di proporre il corpo della coreografa come modello da imitare e seguire.
i due piani di lavoro sono distinti: il primo piano si rifà direttamente al metodo ELP. in questi anni ho affinato un metodo di trasmissione della danza che avviene attraverso il passaggio via audio di archivi di posture generati da immagini incarnate precedentemente dal mio corpo. le posture presenti nei miei soli di danza facenti parte del progetto ELP sono state descritte a parole e registrate in file audio. la descrizione delle posture è esclusivamente anatomica e non prevede alcuna “sensazione” aggiuntiva, alcuna indicazione legata alla modalità di incarnazione della postura, alcuna indicazione coreografica: è semplicemente una posizione del corpo. ogni danzatrice riceve l’istruzione via audio e incarna la postura nel modo in cui la comprende e nel modo in cui il suo corpo la capisce e la sente, ogni personalizzazione della postura è quindi benaccetta.
l’incarnazione delle tracce audio genera una danza, non una coreografia. è lì che entra in azione il mio sguardo che scardina certezze e debolezze per spingere le danzatrici a trasformare la loro “sequenza pulita” in partitura da vivere ogni volta, individuando scarti e risonanze tra le posture per farle emergere in un disegno. un lavoro che spinge l’interprete a trovare i punti in cui si appoggia ogni piccolo movimento, a cercare le pieghe in cui nasce ogni movimento. un lavoro che porta a essere nella scena in contrapposizione al fare sulla scena. la danza diventa allora coreografia – le abilità del corpo diventano segno emozionale – l’azione coreografica acquista forza e senso.
consegno complessivamente a Barbara, Sara e Valentina 38 tracce audio, non tutte insieme, 4 per volta. le invito a creare la propria danza, a sentire quelle posture nel corpo.
iniziamo a creare un alfabeto comune.
impariamo a conoscere le danze di tutte, a riconoscere le posture trasformate nel corpo di ognuna
disfiamo le danze, cerchiamo l’essenziale, ogni orpello diventa inutile – non cerchiamo la bellezza – cerchiamo la verità del movimento, la credibilità del nostro essere nella scena
Un ritmo cardiaco non è binario (colpo forte/colpo debole), ma ternario (colpo forte/colpo debole/silenzio). Il nulla deve quindi contare almeno quanto il colpo; e forse anche di più, perché senza il nulla non ci sarebbe colpo. Pierre Sauvanet

ph@Barbara Bertolotti
il secondo piano, che viene sviluppato ogni volta con un gruppo di danzatrici del territorio in cui si presenta lo spettacolo e che prevede un laboratorio gratuito intensivo, si concentra sul passaggio istantaneo e diretto dalla parola (voce fuori campo) all’azione. munite di auricolari tutte le danzatrici eseguono la coreografia seguendo le indicazioni della voce registrata che conduce i corpi in un concerto di movimenti e azioni mai uguali a sé stessi, ma con un segno consonante che genera un disegno preciso nello spazio.

ph@Sabrina Tirino