La ricerca si muove nella dimensione immersiva dell’oscurità, indagando il possibile stato di invisibilità di un corpo. Che ne è della danza se nessuno la vede?
Il movimento così non vuole esistere nella sua dimensione emersa, evidente, positiva, illuminata, ma al contrario trovarsi al di sotto, nell’abisso, nel negativo, nell’oscurità, nel nascosto. L’illusione di invisibilità è pensata così come ponte verso un corpo evaporato ed evanescente che invita ad uno sguardo distratto, morbido e intermittente.
La danza in questo modo esiste nella presenza e non nella forma, per un pubblico che la percepisce e la scorge parzialmente, aprendo le possibilità di immaginazione e invenzione.
Un ambiente fantasmatico in cui la luce si attenua e il suono conduce altrove, in un live set che informa lo spazio di elementi sonori fluttuanti
La nostra idea di performance convoca dunque gli stati di ipo-performatività e di riposo in un momento di dispersione condivisa, un’occasione per perdersi insieme.