[…] è un non detto, graficamente un luogo chiuso. KZ è contrazione di Konzentrationslager.
Ascolto la voce di persone deportate nei campi di sterminio nazisti. Ascolto il rumore di fondo di audiocassette registrate nel secolo scorso, il fruscio, i vuoti, i buchi. Di tanto in tanto le voci si fanno lontane, non riesco a capire. Mi sembra che siano quelli i momenti più importanti, i momenti in cui la crudezza del racconto si fa più difficile da ascoltare, quasi impossibile da dire, come se una forma di pudore spingesse la persona intervistata ad abbassare la voce.
I vuoti, i buchi diventano allora il filo conduttore della ricerca. Mi infilo in quei buchi cercando il fondo, provo a comprendere lo stato di quei corpi. Prendo quei buchi e li porto dentro, ne faccio un luogo di ristagno del corpo. Spingo le unghie nelle fessure, aspetto che la terra si infili sotto le unghie, ma è solo cenere. Non capirò fino in fondo, lo so. Resto nella nebbia di un tentativo. Mi appoggio al corpo, alla danza, a un solo di danza il cui titolo indicibile fa rabbrividire.
[…] KZ è parte del progetto ELP | CORPI RECLUSI