FÀTICO è un progetto coreografico e musicale in cui il canto e la danza battono il tempo di tre orazioni. In scena vi sono due performer, dotati di un microfono a contatto con la pelle, estensione del corpo, punto di innesco della relazione quasi-fisica con gli spettatori, grazie allo strumento fornito dall’atto vocale. Qui il canto non è un atto di spontaneità, ma il prodotto di una modificazione, integrazione e potenziamento dell’enciclopedia di questa corporeità. Nelle parole che scandiscono i tempi della coreografia, i riferimenti alla natura e ai sensi lasciano spazio ai ricordi nel loro spazio mentale prima di sciogliersi nelle parole del culto. Procedendo per raccordi e collisioni tra le materie sonica e coreutica, si compone un discorso laico sulla sacralità, chiedendo al pubblico di lasciarsi indirizzare il fàtico ascolta!
Questo spettacolo si chiama Fàtico.
È un tempo di splendore, un tempo vestito di seta.
Una pietra preziosa che non ha bocca.
È l’amuleto che volevi buttare ma poi l’hai rimesso in tasca.
Fàtico è sovrabbondanza.
È una pioggia di stelle in una notte di attesa.
Fàtico è una parola difficile, una parola che non dice di più.
Il discorso che lampeggia invece di parlare.
È un punto luce, un pendente sulla fronte, un faro quando si accende e ti puoi scottare.
Fàtico è una danza che è un incantesimo,
una strega sfinita dopo aver preparato un rimedio per te.
È un trampolino, una formula magica che ti permette di saltare.
Non è dal nulla, è la cima raggiunta dopo una lunga scalata.
La vista delle stelle ora che sai guardare.
Questo spettacolo è un canto, la voce che persiste.
Il ritornello mormorato nel campo quando hai le mani ancora sporche dal lavorare.
Fàtico non è solo tempo che scorre, è medicina.
La pozione che esalta e condanna la vita.
Per reinventare la discendenza e la legittimità.
Perchè mancava un passo.
Fàtico è una corda, una protesi, un atto,
quella potenza che non si può sfruttare.
Quella distanza in cui non ci si è mai toccati, ma quasi.