Quel momento in cui ci si arena in un inesauribile va’ e vieni, inceppamento che sconcerta, verso l’imponderabile e in lotta contro la tendenza a stabilizzarsi. Il manifestarsi di un intervallo in uno spazio-tempo, attraverso la predisposizione di un ambiente in cui l’impasse si fa movimento oscillatorio, dettando il ritmo ai corpi, mettendo in crisi il concetto di volontà/volitività dell’azione, di inizio e di fine, in una reiterazione di variabilità esponenziale. Un coabitare di forze contrapposte che è al contempo lasciarsi andare, farsi trasportare e fare resistenza. Una danza che muove la propria decostruzione, il proprio stare sulla soglia, tra accenni di composizioni, frasi scomposte, coazioni a riperdere. Mentre la catastrofe sentimentalmente espressa da stralci di doppiaggio filmico accade, i corpi si affaccendano imperterriti a occuparsi del nulla. Costruire un ambiente generativo in cui ogni gesto (umano e non) stia in costante risonanza con l’altro.