Oggi sappiamo che, a differenza di quanto ha sostenuto un inossidabile mito romantico, Antonio Salieri non ha mai avuto la minima intenzione di avvelenare Wolfgang Amadeus Mozart: al centro del più famoso dei Piccoli atti drammatici di Puškin c’è dunque una diceria che si comporta come quelli che la Zambrano definisce “sogni di calunnia”. Ma è proprio nel suo onirismo che si disegna, concisa e ineludibile, la verità di una relazione mimetica esemplare in cui l’invidia è solo l’altro nome dell’ammirazione: cosa provoca nel mondo e tra gli uomini di mondo l’irruzione del genio o della grazia? Il poeta russo ha caricato il contrasto tra le due figure di tutte le sfumature del conflitto tra la cultura e l’arte, dove è sempre la prima che “uccide” la seconda a forza di analisi e consapevolezza. Salieri, che ha “sezionato la musica come un cadavere”, sa tutto e soprattutto che Mozart è un genio, mentre Mozart quasi non si conosce, come dice il suo antagonista “non è degno di sé stesso”. In questa precipitosa manciata di versi pensiamo si trattenga la luce di un mistero che ancora ci riguarda. Ma noi, è vero, pensiamo anche che Salieri sia un uomo e Mozart una donna