EL PORQUE DE LAS NARANJAS
(La meccanica del caos)
Ho visto un fiume a Parigi /
accanto alla torre grigia /
ho visto un ombrello squarciato /
tutti i meccanismi
Antònia Font
A prima vista, qui e ora, si potrebbe pensare alla realtà come a un andamento caotico e anarchico. Una sorta di disastro illogico, imprevedibile e disordinato. Se una qualche logica appartiene davvero alle cose, se ne sta ben nascosta dietro a una cortina di banalità talmente spessa da renderla invisibile.
Eppure, in certi momenti del tutto eccezionali, la vita si rilassa e rivela se stessa; l’automa scopre le viscere e per un attimo il suo meccanismo diventa evidente, come una logica del caos che ci spieghi tutto. Sono momenti effimeri, che passano inosservati e svaniscono subito, senza che nessuno assista all’epifania.
Poi si faranno avanti sociologi e psicologi con tutte le loro spiegazioni, insieme alle teorie economiche e alle indagini antropologiche. Tutti si chiederanno: cos’è l’uomo? Cosa significa essere spagnoli? Come siamo arrivati a questo? Esiste il Bene? E che dire dell’etica? C’è un ordine nelle cose? C’è qualche salvezza per noi come popolo? Come individui? Avanzeranno ipotesi senza sapere che a molte di queste domande era stata già data risposta, mentre nessuno guardava, in quei brevi lampi in cui i meccanismi segreti del caos si palesavano beffardi e inosservati.
DOCUMENTARE L’INVISIBILE
Per un fotografo arriva un momento in cui documentare la realtà visibile non è più sufficiente. Documentare la superficie significa documentare i sintomi, le conseguenze, significa arrivare tardi. Quando si vuole indagare pienamente la vita che ci circonda, diventa necessario trovare il modo di documentare il non visibile, l’essenziale. I meccanismi.
Se si ignora la superficie e si presta attenzione ai segni, nelle immediate vicinanze del fotografo (in questo caso, la fertile regione del “Levante” – cioè la costa orientale del paese -, uno dei punti più caldi della Spagna contemporanea) si può trovare un modellino in scala di ogni cosa, un laboratorio in cui tali meccanismi si manifestano liberamente. Non è necessario andare tanto oltre per trovare tracce di fenomeni più grandi. “El porque de las naranjas” (La ragione delle arance) non è quindi, letteralmente parlando, un ritratto del Levante. È un ritratto dello spirito del Levante, e quindi dello spirito di tutta la Spagna.
IL PROCESSO
Il processo consiste nel catturare la logica interna e le connessioni, proprio come un fisico nucleare cerca di catturare il bosone di Higgs: si esce per strada e si cerca di stanare le particelle elementari, così da rendere visibili le leggi che regolano l’universo. Il processo consiste nell’andare a caccia di quei fantasmi che solo la fotocamera può rivelare.
“Vestire l’Idea di una forma sensibile”, come facevano i poeti simbolisti, ma con una differenza fondamentale: non si tratta qui di comporre delle immagini, ma di riconoscerle. Le fotografie non intendono dire nulla, eppure finiscono per farlo ugualmente. Il processo consiste nel camminare sempre ad occhi aperti, girovagando per la superficie in attesa di quell’attimo in cui la realtà si manifesterà, per poi catturarlo. Si cercano le sporgenze della verità, qualcosa di molto concreto e complesso che il fotografo riconosce immediatamente. Non è questione di spiegarlo; dare spiegazioni non gli compete. Basterà dire: “questo è ciò che ho trovato. Qui sta accadendo qualcosa; qui potrebbe esserci una risposta”.
Per il tipo di domande che ci riguardano, queste immagini sono l’unica risposta possibile. Da esse non dobbiamo aspettarci di più di quanto non dicano già: non hanno alcuno sviluppo da estrapolare né ci permettono di giungere ad alcuna conclusione. Un’analisi sarebbe fuori contesto giacché queste immagini stabiliscono connessioni puramente fotografiche, non trasferibili al pensiero verbale. Eppure quando le vediamo sappiamo che sono vere, che contengono una chiave, intrappolata all’interno di un isotopo stabile. Sono punti di riferimento che ci permettono di tracciare il nostro percorso, di aprire una via ferrata verso una migliore comprensione. Istantanee del bosone di Higgs: una volta catturato, ne abbiamo le prove.
IL VIAGGIO
Per il fotografo, questo processo è un viaggio personale che richiede di cancellare i filtri della ragione, di abbandonare tutte le barriere e di aprire la propria mente, di accordarla con l’ambiente. Egli deve tuffarsi nell’assurdo alla ricerca dei segni. Per l’occhio allenato, per l’anima sensibile e vigile, la realtà è qualcosa di impressionante.
Poi viene il momento di sedersi e di osservare ciò che è stato catturato, di interpretare e di filtrare, per fare a meno di ciò che è facilmente spiegabile e conservare solo il mistero.
Una volta distillato, il risultato sarà per lo spettatore un viaggio radicale e sconcertante, un’immersione in una logica più profonda e potente della ragione, una logica che impone la propria verità. La meccanica del caos è tutta lì, nella sua disturbante potenza.
A volte, nel bel mezzo del gioco, Dio gira una delle Sue carte e ce la mostra, così da prendersi gioco di noi mentre ci sconfigge ancora di più. Questa raccolta di immagini è ciò che il fotografo ha potuto discernere all’interno del mazzo di carte.
Luis López Navarro