Con Opacity #2 Salvo Lombardo ricompone una camera-bottega della propria recente ela-borazione artistica facendovi confluire le tracce e gli oggetti visivi, testuali, performativi generati lungo il tempo della creazione e raccolti da diversi luoghi e in diversi contesti (molti attraverso la modalità dei workshop e delle interviste). Lo spettatore è invitato ad una visione prismatica, una narrazione inattesa delle matrici concettuali e corporee che stanno guidando la ricerca artistica di Lombardo e del suo gruppo Chiasma in seno al più ampio progetto L’Esemplare Capovolto, che si sviluppo a partire dalla rilettura postcolo-niale del Gran Ballo Excelsior del 1881.
Gli anni del Ballo Excelsior furono cruciali per l’affermazione della cultura e dell’identità moderna europea; sono gli anni delle Esposizioni Universali dove vengono celebrate le conquiste del progresso, della rivoluzione industriale, dell’imperialismo coloniale e dell’affermazione del concetto di identità nazionale. E oggi? Qual è l’eredità culturale di quell’idea di Occidente?
Nella società contemporanea occidentale, oggi, in molti ambiti della sfera morale, politica ed estetica tutto viene rimodellato secondo il concetto di trasparenza. In questa ossessio-ne di controllo stiamo perdendo di fatto il “diritto all’opacità”, ovvero ad una possibilità di espressione identitaria che disattenda la definizione e il suo essere sempre in luce o a fuoco. Idealizziamo ciò che non conosciamo immaginando solo soggettività esemplari. Produciamo inscrizioni assolutizzanti, ci limitiamo alle descrizioni generando nuove pre-scrizioni. Inventiamo tradizioni per affermare un potere e secondo questa logica classifi-chiamo gli Altri e le Altre secondo un preciso schema di inferiorizzazione.
Dal ribaltamento della classificazione e partendo dalla riflessione su concetti come ban-diera, tradizione, modernità, canone, stereotipo, nazione, progresso, civiltà, luce e oscuri-tà, Opacity#2, nella sua forma, utilizza la decostruzione dell’immaginario per criticare l’emanazione di un sapere dominante e etnocentrico che identifica L’Occidente come luo-go esclusivo dell’enunciazione, come origine nella produzione di significato.