Una spirale in acciaio lunga dodici metri sospesa nel vuoto.
Attraverso eccitatori acustici l’acciaio risuona nello spazio.
Gli spettatori possono entrare e percorrerne la forma, toccarla, ascoltare i suoni e sentire le vibrazioni, attaccare l’orecchio e comprendere le parole.
Una conchiglia, un serpente, un’antenna che cattura e risuona.
Grand Mother è un’opera di arte sonora e plastica, è un ambiente multi percettivo in cui il movimento circolare del pubblico ne completa l’intenzione coreografica.
Il contenuto sonoro è una composizione elettronica di suoni e voci che nasce da una ricerca sul campo. Abbiamo incontrato e registrato a lungo persone anziane, alla ricerca di una speciale relazione, una memoria lontana: qualcuno che narra e qualcuno che ascolta. L’intimità e la profondità che si crea nella condivisione di una fiaba. Anche tra persone che non si conoscono, si trapassano immediatamente le formalità e si precipita in un luogo misterioso e profondo. L’infanzia, la lingua d’origine, la memoria, i sogni e le immagini.
Grand Mother è un progetto in divenire che si relaziona ogni volta a territori e lingue differenti.
In questa prima tappa il territorio d’indagine è stata la Valnerina (Umbria), colpita dal terremoto del 2016.