Quello legato a FABRICA è un archivio dinamico, performativo, un archivio composto da un insieme di pratiche, difficile da imbrigliare in schemi, in griglie atte alla catalogazione, una raccolta di materiali ibridi con segni molto differenti. È un archivio anacronico, le epoche si mescolano con salti temporali, si tratta di geografia più che di storia. È un archivio anarchico per sua natura, un anarchivio. Un luogo in cui creare la propria strada, il proprio ordine, un luogo solo apparentemente caotico, un luogo de-gerarchizzato.
Se la parola archivio vede la sua nascita grazie alla parola greca archè (antichità, principio, primato ma anche autorità, governo), il processo di trasmissione della danza legato al progetto ELP ne ribalta il senso proprio per la sua natura de-gerarchizzante, per l’apertura a una libera circolazione dei materiali, alla loro condivisione senza legami con l’originale, con il principio.
L’archivio FABRICA non comprende solo immagini ma anche testimonianze reali, parole e corpi, persone in carne e ossa con le quali di volta in volta interagiamo. Il contatto diretto con le persone porta con sé un aspetto non indifferente nella messa in corpo di quelle parole: l’empatia. Il mio corpo si fa mappa sentimentale di quei corpi, di quei racconti.
Ma i sentimenti, le emozioni sono catalogabili? Sono archiviabili? Può il mio corpo diventare archivio di emozioni? O non restano forse sospese tra il pensiero e l’azione? Quale processo di incarnazione mettono in atto?
La coreografia può creare emozioni. Ma un’emozione può creare una coreografia? Forse, ma non nel mio caso, non ne conosco la strada. La coreografia, la forma del corpo, il suo stato, il suo spessore, la sua forza sono elementi concreti. Sono stati reali del corpo. L’emozione batte nel corpo con forme che muovono in direzioni conformi. E il conforme fa a pugni con l’informe.
Che azione compie allora l’emozione? Sconquassa, distrugge l’ordine, sfalda le certezze per aprirsi a un archivio anarchiviabile.
L’emozione avvolge, l’immagine penetra.
L’emozione sparpaglia, l’immagine fissa.
- Estratto dall’omonimo testo di Paola Bianchi pubblicato su Teatro Akropolis Testimonianze ricerca azioni volume quattordicesimo 2023