Un autore-performer. Un algoritmo. La voluttà di scomparire.
Dopo Telemomò (mimesi parodica del linguaggio televisivo attraverso il teatro di figura), Primi passi sulla luna (smontaggio della narrazione) e Not Here Not Now (deragliamento clownesco della performance art), approfitto delle nuove tecnologie per giocare a decostruire radicalmente il mio stesso ruolo autoriale, concedendomi alla vertigine della in(de)finita possibilità di proliferazione testuale dell’Intelligenza Artificiale.
Si tratta di uno spin-off di Trash Test, spettacolo che prova ad articolare un discorso sull’AI. Qui, invece, giochiamo a sprofondare nel buco nero del tutto è dicibile perché tutto è stato già detto.
Un happening-conferenza, dove il pubblico è parte in causa e complice, in questo smembramento collettivo di senso e forma. Un esperimento senza rete ma anche senza rischi, perché l’AI, con la sua capacità di scrivere più velocemente di quanto l’uomo possa leggere, garantisce sempre un risultato. ChatGPT è il veicolo del crash test, sul quale salire, le conseguenze dell’impatto sono ciò che andremo a sperimentare, in tempo reale. In fondo sono i giochi con i quali ognuno di noi si intrattiene con questo nuovo strumento, potente e inquietante: la differenza è giocarli insieme. Ma in questa differenza c’è il senso profondo del teatro, e il risultato non potrà che essere che farla finita una volta per tutte, gioiosamente e comunitariamente, coi capolavori.




