Difronte alla tragica realtà di questo mondo “lo spettacolo è finito”. Restano i corpi testimoni della nudità e verità del reale. Resta l’azione e l’urgenza di far accadere qualche cosa.
In questa “fine” l’unica cosa possibile è essere radicalmente presenti con il proprio corpo (luogo dell’esistenza), testimoniare in maniera fiera il proprio diritto ad essere ed esserci scardinando gli aspetti formali per far emergere la “persona”, per dare spazio alle diversità, all’imprevedibilità, allo spirito critico … al movimento della nostra moltitudine.
La mia azione, dopo aver indagato la figura del burattino Pinocchio, continua a proiettarsi ed inabissarsi su di una seconda figura archetipica e liminale: quella di Pulcinella.
Pulcinella è l’essere che si espone al fuori e ci mostra che cosa può un corpo quando ogni azione della parola è diventata impossibile. E’ l’outsider, il diverso che mette in risalto le insensatezze della vita. E’ un corpo deforme e in costante trans-formazione. La sua natura è una sovrapposizione di codici e moltitudini. Si manifesta, si mostra, emerge tra i molti e per molti a dichiarare l’urgenza dell’esserci. Un funambolo che cammina su una corda inesistente tra profondità e superficie. Attraverso il suo agire comunica con il mondo esterno creando nuovi spazi possibili in un cui gli è dato essere, gli è dato piangere, ridere e trovare in ogni istante una via di uscita.




