PRESIDIO DI PRATICHE E DI PENSIERO
direzione artistica Roberta Nicolai
Colpiti (al cuore), ma non affondati.
Alle spalle ci lasciamo mesi di tormento, umiliazione e incertezza.
La bocciatura del Ministero, cieca e violenta, ha tentato di cancellare vent’anni di vita artistica, gettando ombre pesanti sul futuro e portando le esistenze lavorative di molti e molte di noi sulla soglia dell’insostenibilità.
Nonostante tutto, con una caparbietà di stampo antico, con la compattezza di un gruppo di lavoro e la vicinanza di una famiglia di artisti e artiste, scegliamo di presidiare ciò che ci è più caro: la ricerca, la ricerca, la ricerca.
Ora siamo qui.
Con un rinnovato desiderio ad aprire le porte del nostro Presidio di pratiche e di pensiero, spazio di cura, responsabilità. Spazio d’arte.
Un luogo che accoglie e genera processi, li accompagna e li documenta. Dove la scena diviene laboratorio, officina di creazione, assemblea di confronto, terreno di sperimentazione. In cui si intrecciano pratiche artistiche e riflessioni teoriche, si condividono strumenti e saperi, si costruiscono comunità temporanee che si restituiscono lo sguardo, dialogano con il territorio e con il presente.
Presidio è Oscillazioni. Solo più pulita e senza compromessi.
Siamo sempre stati qui in realtà. Ora possiamo solo andare avanti.
Nonostante tutto.
Voglio continuare a credere che ciò che rende fragile e precario un gesto artistico sia anche ciò che lo muove. Ciò che lo stabilizza, lo snatura.
Bisogna solo provare a tenere l’equilibrio. Continuare ad oscillare. Continuare a correre il rischio. Sempre.
Nonostante tutto.
Voglio continuare a credere che un luogo d’arte possa edificarsi come proposta e azzardo.
Farsi motore per cercare zolle solide nell’impantanamento culturale.
Discutere e far discutere su una nozione abusata: il contemporaneo.
Contrastare le retoriche facili, le mode usurate, le relazioni strumentali.
Essere la sua vocazione.
Coltivare la terra che lo ha generato.
Abbracciare la pluralità e sostenere ogni singola opera come unica e come parte di una narrazione collettiva.
Farsi consapevole dei propri esercizi di potere. E provare a disattivarli.
Moltiplicare i discorsi, ma saper riconoscere l’eccezionalità.
Fronteggiare la barbarie di ciò che è opportuno, strategico, vincente.
Prendersi cura dell’arte.
Dico Presidio e penso.
A percorsi artistici erranti, caotici, sospesi tra folgorazioni e ingenuità.
Al non finito, fragile e perciò vitale.
All’amore intergenerazionale tra artisti, ai travasi, alle rime di senso.
Alle nuove generazioni di artisti e spettatori, al teatro fatto con loro e per loro.
Alle presenze capaci di innescare visioni, scambi linguistici, semantici, culturali.
Alla necessità di documentare, elaborare, scrivere, lasciare tracce. È bello quando qualcosa atterra sulla carta, l’unica ancora capace di assorbire l’approfondimento.
Ad ogni atto che si fa agente controculturale, radicale, agile. Mutante.
Comporre la programmazione di ogni edizione di Teatri di Vetro è stato per me il movimento conclusivo di mesi di studio, analisi, dialoghi e grandi amori. Di comprensione profonda delle istanze artistiche e dei percorsi di vita degli artisti. Delle loro possibili risonanze con la società.
Di molti tentativi associativi che trasformano una lista apparentemente promiscua in una narrazione, retrospettiva e anticipatrice.
Mai come quest’anno, l’atto di comporre di Presidio mi sospinge verso l’origine.
Un passo in avanti. Per ritornare là da dove siamo venuti.
Roberta Nicolai
#nonsolonumeri

