Saltare nel buio.
Saltare verso il futuro.
Saltare.
C’è qualcosa di straordinario nel guardare l’infanzia che se ne va.
Forse inizia qui la nostalgia. Quando volti la testa e ti accorgi che qualcosa se ne è andato per sempre.
Noi, gli adulti, rimaniamo senza parole.
Loro, gli ex bambini, non vedono l’ora.
Noi faremmo di tutto per riavvolgere il nastro.
Loro farebbero di tutto per fuggire lontano.
Loro, gli ex bambini.
Loro, gli ancora bambini.
Loro, il futuro.
Loro, che cercano di parlarci.
Loro, che alzano la voce.
Loro, che usano parlo vecchie per dire cose nuove.
Loro, in continui esercizi di libertà.
Questa installazione parla di loro.
È il palcoscenico di un teatro, ma è anche una piazza nel centro o nella periferia di una città qualunque, è la piazza virtuale di internet, è la chat sul telefonino, sono i muretti o giardinetti in cui si siedono tutti i pomeriggi.
Dentro ci sono i giochi.
Il simbolo dell’infanzia da cui tutti siamo chiamati a separarci.