È l’occasione di ritornare sui materiali indagati, in qualche modo sui propri passi e su quelli condivisi con chi si è unito strada facendo rispetto ad una primaria sollecitazione alla visione. È l’occasione di ritornare sul senso personale dell’agire e sulla natura essenziale dei principi, di quelle stelle comete che guidano con insistenza e tenacia il cammino solo individuale. È l’occasione di percepirsi ogni volta terreno fertile, fatto da una infinità di zolle da rimestare, dissotterrare. Essere nel processo di qualcosa significa aprirsi al conoscersi, essere in attività misteriosa con se stessi. Attraversando i materiali prediligo quei sentieri che portano all’emersione di zone opache, incisive. Prediligo lasciarle nella loro vibrazione anomala, senza virarle ad un senso o modalità già strutturate. Le artiste o gli artisti studiati e intorno ai quali fare perno per convocare nuove vie al proprio segno scenico, si sono avvicinati per attrazioni, fastidi, allacci misteriosi. Con ognuno di loro intuisco la possibilità di un dialogo estremamente intimo, sottile, silenzioso, per arrivare fin nelle minime fibre… quasi in apnea… quasi in un sottovuoto… e lì cominciare a raccogliere.