È una danza crepuscolare che non riesce mai a trovare la consolazione di una fine se non nei termini in cui lo spettacolo deve iniziare e finire. È un tempo dedicato al non-fare presupponendo che lo show, il prodotto artistico, per esser tale debba essere fatto. È uno stato di presenza la cui presenza chiede di non essere interpellata. La danza accade in relazione ad una proiezione video e ad un tappeto di moquette rossa. Entrambe gli oggetti evocano un immaginario decadente quanto romantico, di un certo gusto barocco. Affidandosi alla figura di San Giuseppe da Copertino, il santo dei voli, attraverso appigli estetici di un universo barocco che recide ogni legame col quotidiano, si tenta di raggiungere uno stato di impossibile elevazione fisica. A questo proposito si cercano strumenti, stratagemmi che coinvolgano svariate possibilità della scena, dalla scenografia al suono alle luci senza gerarchie di sorta per scatenare una visione e per permettere al corpo di chi agisce di fare quella visione. Per convertire il corpo-performer in corpo-opera e disperdere la danza così che si dimentichi la sua fonte originale, il corpo. Il barocco come manifestazione artistica di un abbandono della forma, del modo. Un pensiero che è vicino alla morte in quanto inorganico essere, senza desiderio, senza volontà di affermazione. Ciò avviene in comunicazione, o meglio, nella co-esistenza della scena, con la ricerca di Dracopampera. La musica si muove fuori dai generi e sfrutta questa o quella forma sonora per diventare un’emotività musicale. La video proiezione che risulta sfocata, un’apparizione dal fondo della scena, è un’immagine che non raggiunge mai i propri confini rimanendo al difuori della sua possibile codificazione. L’atteggiamento liquido, in variazione continua, deforma un volto e dei fiori ridotti a macchie di colore in un mélange reiterato. Francolini ha sempre guardato al pubblico come testimone silenzioso dell’opera. Anche in questa ultima produzione si pensa ad una visione che rispetti la conformazione del luogo entro il quale il lavoro si andrà a collocare e che permetta allo spettatore di sparire per attivare una forma di abbandono partecipativo.