La Trilogia nasce dal desiderio covato nel tempo di una formazione artistica, di dare luce alla propria natura corporea indagandola nei suoi aspetti più sfuggenti, interroganti e nascosti.
Ha osato avvicinarsi all’opera rinnovatrice nel campo dell’arte iconografica, di tre autori dei secoli scorsi: Egon Schiele, Francis Bacon, Auguste Rodin, proponendo un percorso creativo che non parte dal rivisitare gli artisti in linea cronologia e storica, quanto piuttosto dal seguire un’altra mappatura sensibile ed empirica fatta di impressioni, urgenze, disorientamenti, attrazioni.
Il progetto che ha come nodo cruciale la questione del corpo nell’epoca contemporanea e la carnalità del corpo scenico, ha tentato di sbrogliare la grande e oscura fascinazione ricevuta e subita al cospetto delle opere, del pensiero, delle poetiche dei tre artisti. L’approfondimento dell’incontro tra il corpo e l’immagine -una immagine data, creata, restituita- ha messo in campo esercizi conoscitivi del corpo provenienti da diverse ideologie e tradizioni e esplorato, intrecciato strategie di creazione tra i moti performativi e i processi di stampa fotografica.
Di recente il lavoro Il corpo e l’immagine, studio performativo da Egon Schiele, ha creato un’occasione ulteriore per fiutare altre linee sensibili e sotterranee, che possano far emergere alleanze possibili tra l’immagine moltiplicata e l’atto corporeo nell’istante dell’azione performativa.
Mentre i disegni di Schiele agiscono sul corpo-che la performer definisce in questo progetto “il rifugio che ci inquieta”- e alimentano la sua danza, la fotografia traduce di nuovo il corpo in immagine, e stratifica sulla sua superficie la memoria di altre immagini, e di altri corpi. Le fotografie digitali realizzate da Alberto Canu riprendono fasi di lavoro, prove e performance, momenti di esercizio sull’anatomia dei disegni di Schiele; le stampe in tecniche antiche di Samantha Marenzi restituiscono a quegli stessi scatti la dimensione tattile e materica dell’immagine manuale, dove nella trama della carta si intesse il corpo danzante. La tecnica utilizzata per le stame artigianali è la cianotipia virata al tè.