L’oggetto scenico non si verifica nella riproduzione dello spettacolo ma ogni volta è la riattualizzazione di determinate condizioni alle quali i performer hanno deciso di aderire che fa sì che il lavoro possa avvenire.
In Vacantes il rapporto tra i performer non è dato se non nei termini di compresenza e aderenza alle stesse condizioni fisiche.
La tenuta della mezza punta, lo sguardo verso l’alto impongono ai performer un corpo frammentato, anti-anatomico e per questo fuori dalla dimensione dello stare quotidiano.
Questo serve ai performer per aprire una dimensione altra dal loro corpo che in quanto impossibile da eliminare rimane come fantoccio di scena a servizio dell’opera, alterato nei suoi contorni da una sovrapposizione con un immaginario che lo sposta da sé.
Tutte le forme costituite si dissolvono continuamente lasciando solamente tracce di visioni parziali e attraversamenti spaziali, definendo questo oggetto corporeo sfocato, portatore di immaginari e riferimenti tra loro sovrapposti.
Un corpo che si disinteressi di sé e per questo rivolto ad un altrove nel tentativo di uscire dall’ autoreferenzialità del corpo in movimento.
La musica è lo spazio che prende forma nell’ascolto, non colonna sonora ma inscindibile dal tutto che è il lavoro. II corpo in egual modo è all’interno di un meccanismo che non lo vede al centro ma elemento per attivare una condizione.