La performance si focalizza sull’essere-coreografico all’interno del format del “solo”: la frammentazione del sé performativo da quello autoriale.
Il performer è in questo caso oggetto e soggetto, colui che crea le regole da applicare al corpo e al contempo il corpo che accetta di muoversi secondo questo “legiferare”. Come far emergere questo rapporto in termini creativi? Questo tipo di relazione di cosa parla al di fuori dell’in-dividualità dell’autore? In un certo modo sarebbe come tentare di posare lo sguardo, contemporaneamente, su due elementi posti sullo stesso orizzonte ma in posizioni opposte. Se uno di essi è al centro della visione l’altro, in relazione, risulta sfocato o assente. Forse anche lo sguardo dovrà risultare frammentato? In che modo tradurlo in termini compositivi?
Partendo dalla necessità ed interesse nel definire le possibilità di un corpo frammentato, la coreografia indaga quali possano essere le potenzialità performative di una tale visione corporea e come ampliare quest’ultima a livello compositivo.