Una visione claustrofobica di alberghi vuoti e luoghi di una città abbandonata si specchia in uno spazio scenico abitato da tre corpi femminili. Movimenti robotici, ordinati, gesti che sembrano ricondurre al mondo del sex work, rispondono al comando maschile. La pellicola costringe nella durata della bobina a scegliere dove guardare e come guardare: in questa costrizione tecnica e temporale appare però una traiettoria che dallo sguardo oggettivante sul corpo femminile conduce alla liberazione.