Un paesaggio visto dall’alto. Da lontano. Da remoto. E un dispositivo concepito per testare la concomitanza e la convivenza tra i consapevoli e i malcapitati, tra i manovratori del fuoricampo e gli attraversatori della scena. Presente remoto predispone una performance che, simultaneamente, con variazioni, si svolge in tre luoghi diversi, attraversando i formati e le possibili consistenze della presenza: live on line, occupando uno spazio insieme virtuale e reale, insinuandosi nel flusso urbano con una danza di sparizione temporanea, che attesta la sua presenza disfunzionale, indagando l’ambiguità delle politiche somatiche della prossimità e della distanza. Qualcosa che c’è ma di cui nessuno potrebbe accorgersi. Ma anche qualcosa che irrompe sullo schermo che controlla, espone, pubblicizza, alterando lo scorrere delle immagini, captate 24 ore su 24, e la funzione stessa di un dispositivo che veglia imperterrito sulle mosse dei corpi nello spazio. In una dialettica sottile tra esaltazione delle potenzialità del digitale e decostruzione parassitaria degli stessi strumenti a disposizione, Presente remoto è un sabotaggio di sistema e un omaggio a Ecate, parte oscura e distruttrice della deità femminile, l’occhio che scruta mentre scegli che strada prendere, la guardiana dei crocevia, soglie da lei al contempo sorvegliate e protette.
Dov’è Ecate oggi? Chi è diventata? qual è il rapporto tra sorvegliato e sorvegliante? Quali segni/segnali proteggono oggi i “viandanti”?
Chi è oggi che sorveglia il nostro cammino, il nostro passaggio? Non più una dea, ma un sistema sempre più complesso di telecamere di sorveglianza, di meccanismi visibili e invisibili di sicurezza e insicurezza manifesta