Il film è costruito attorno a un dialogo statico tra un uomo e una donna, che restano immobili mentre la camera ruota lentamente attorno a loro. Il movimento circolare della macchina da presa diventa il vero “danza-narratore”, trasformando l’immobilità in tensione coreografica e drammatica. Il corto esplora il linguaggio del corpo attraverso l’assenza di movimento, affidando tutto alla regia, al ritmo e alla composizione visiva. È un esempio di come la video-danza possa raccontare storie anche senza coreografie esplicite, ma con una forte carica simbolica.




