In centro scena due sedie e un lungo tavolo orizzontale. Mamma e figlia sono sedute una ad un capotavola e l’altra a quello opposto. Al centro del tavolo una scatola tappezzata di immagini di ghiaccioli di tutti i gusti. Le due parlano, senza mai guardarsi, ad una terza persona che non è presente in scena: Antonio, il marito di una e il padre dell’altra. La madre chiede insistentemente ad Antonio di tornare a casa, accusandolo di averla lasciata sola tra le grinfie di una figlia fannullona, furba, ladra e forse addirittura violenta; la figlia, invece, rassicura il padre, decantandogli le proprie virtù e premure nei confronti della madre bisognosa. Le due procedono in continua contraddizione, su binari paralleli che mai si incontrano, ma che si incalzano l’un l’altro. Entrambe hanno la necessità impellente di chiedere aiuto a quest’uomo misterioso e di convincerlo della loro verità. Ma chi sta dicendo la verità? Una sola delle due? Tutte e due? Nessuna delle due? Dov’è andato Antonio? Perché se n’è andato? Se n’è davvero andato? Perché la madre lecca un merluzzo surgelato? E se la risposta a questi quesiti stesse proprio nella confusione che essi generano?