“Farde-Moi”, dal verbo francese farder, significa truccami/ingannami. La pièce di danza contemporanea e physical theater per cinque interpreti desidera approfondire il tema dell’identità nella società di oggi. In questo mondo che si sta paralizzando davanti alla diversità, come ci comportiamo? Paesaggi emotivi soffici e delicati, instaurano una poetica del gesto sospesa e onirica ed al contempo energica e carnale. Dai fru fru all’essenziale, da quadri pittoreschi alla più semplice espressione umana: senza mettere in scena nessun carnevale, gli interpreti mascherano la loro natura, rivelando un’apparenza forse ingannevole. Un’opera che desidera sondare, con il linguaggio della danza contemporanea, un tema che il teatro ha abitato per lungo tempo: l’umorismo ed il sentimento del contrario. Attraverso una riflessione che parte e si muove dal corpo, si desidera comprendere fino a che punto il pubblico osservatore possa partecipare ed aderire in maniera comica o umoristica, dinnanzi alle storie e alle personalità degli interpreti.
Francesco Colaleo
“Farde-Moi” ci racconta un percorso verso la consapevolezza di sé, una storia di crescita, di maturazione, di riconoscimento della propria identità, della propria unicità. La grande nuvola bianca si muove placida, morbida, senza scosse, ma un vento dispettoso o un’energia interiore la fa esplodere in tante piccole nubi improvvisamente sole, improvvisamente nude. A tratti si può tentare di essere ciò che si crede il mondo ci chieda, ma questa è una via senza sbocchi, si rischia lo svuotamento, la perdita di senso. Si può accettare di essere se stessi e intraprendere il difficile cammino verso la consapevolezza: con sforzo e con leggerezza, malinconicamente o sorridendo, con coraggio, con gioia e con rabbia, facendo memoria, cercando radici. Sempre muovendosi al tempo di musiche e di parole, quando si sa chi si è, si può tornare insieme gioiosamente, senza paura di perdersi.
Lorena Candela – scrittrice