Come ci rapportiamo alla fissità di un muro? È davvero fissità o nel suo mutare micrometrico – intemperie su intemperie – è in costante disvelamento qualcosa di misterioso e puro? Cosa ha da dirci un muro consumato nella sua unicità e come si potrebbe incorporarlo? Una superficie scrostata rivela gli strati passati, realizza un fondo dove doveva esserci solo uno sfondo piatto, è un errore e un miracolo. Come si danzano e celebrano queste opere d’arte del tempo?
In questa ricerca, i muri scrostati, spezzati, stratificati, diventano tracce visive da leggere come punteggiature di un linguaggio dimenticato o mai decifrato. Ogni muro rivela una trascrizione di movimenti da incarnare: il gesto della pioggia, il peso della luce, lo sfarinarsi del tempo. Cercheremo vie per traslare le forme e le texture in indicazioni per delle azioni coreografiche, facendoci informare dai volumi di queste impronte sgretolate e dalle linee e i colori che le compongono. Queste indicazioni informeranno l’azione da costruire e saranno stimoli anche per materiali testuali – che come macchie di Rorschach – informino l’archivio interiore e inconscio di chi le osserva e agisce.
Nell’ambiguità di queste forme-informi l’obiettivo di questi giorni sarà iniziare a lasciar emergere le lingue dei muri: danzare l’erosione, l’orrore e la bellezza dell’usura del tempo, per trasformare quello qualcuno chi chiama degrado in indicazione e la rovina in presenza.
Per fruire della performance sarà necessaria un’app di lettura del QR code sul cellulare e un paio di cuffie personali. Gli spettatori e le spettatrici sono pertanto invitati a portare con sè cellulare e auricolari.




