La percezione aptica è il processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto. La percezione aptica si genera dalla combinazione tra la percezione tattile data dagli oggetti sulla superficie della pelle e la propriocezione che deriva dalla posizione del corpo rispetto all’oggetto.
Può essere considerato come lo strumento cognitivo primario dell’essere umano.
L’aptica è una percezione palindroma che esiste nella reciprocità del toccare mentre si viene toccati.
Funzione aptica della scena
Scorro sulla superficie mentre riconosco la mia posizione nello spazio. Il tessuto s’impregna di tracce, accoglie e restituisce la forma del movimento, diventa interfaccia di pubblica intimità.
Quando tocchiamo una superficie, sperimentiamo pienamente l’immersione e il ribaltamento, e la reciprocità è una caratteristica di questo toccare. C’è una regola aptica generale: quando tocchiamo qualcosa o qualcuno, siamo inevitabilmente, toccati a nostra volta. Quando guardiamo non è detto che il nostro sguardo venga ricambiato, ma quando tocchiamo, per la stessa natura della pressione della nostra mano su un soggetto o oggetto, non possiamo sfuggire al contatto. (Giuliana Bruno, Superfici)
Dilatazione temporale e affondamento in un presente infinito. Esposizione di una mollezza del fare. Non fare niente. Non muovere lo spazio esterno, ma scavare in quello interno, aprendo uno spiraglio di connessione tra l’occhio dello spettatore e il dentro, il sotto, il lato, dei danzatori.
Costringere l’occhio dello spettatore a zoomare la figura, a scorrere lungo le linee dei corpi, lungo le pieghe dell’abito, obbligare ad una prossimità anche nella distanza.
Perché Cristo nel Vangelo di Giovanni respinge Maria Maddalena nel momento stesso in cui si rivela a lei, dicendole: non mi toccare? Rifacendosi all’originale greco, dove il verbo haptein, toccare, può assumere ugualmente il significato di trattenere, fermare, Nancy risponde che il Cristo non vuole essere trattenuto nel suo movimento verso il padre, in quel sottrarsi della presenza che costituirebbe il segreto stesso del suo donarsi, del suo sopraggiungere (Nancy, Noli me tangere, citato da A. Scarpellini ne Il tempo sospeso delle immagini)