but that’s the culture, crack a bottle
hard to deal with the pain when you’re sober
by tomorrow, we forget the remains, we start over
that’s the problem our foundation was trained to accept whatever follows
dehumanized, insensitive
scrutinize the way we live for you and I
enemies shook my hand, I can promise I’ll meet you
in the land where no equal is your equal
never say I ain’t told ya, nah
in the land where hurt people hurt more people
fuck callin’ it culture
the heart part 5, K.L.
siamo ossessionat dalla musica, lì dove il labirinto del corpo la riverbera:
tanto il suo essere invisibile ritmo, materia astratta organizzata per l’udito,
quanto la sua produzione “industriale” rivolta al mercato.
l’inquadratura musicale che osserviamo qui ha a che fare col largo fenomeno
attorno alla denominazione “trap”, ma senza delimitarne la categoria anzi
smarginandola fino ad includere tutte quelle esperienze di provenienza o
derivate, alleate e sorelle seppur esteticamente non catalogabili come tali. è
una macro-esperienza musicale, quella degli ultimi 10 anni ad appannaggio per lo
più di una certa youthness sensibile, variamente, al presente: lì dove i corpi
si incontrano nel desiderio irriducibile di rituale collettivo, lì dove si
allontanano o, visto altrimenti, si iper-connettono nell’abisso chiamato
w.w.web. un’esperienza che si insinua dappertutto: il fashion, haut e fast, il
linguaggio, l’autorappresentazione “social”, l’esperienza sensibile (:come
percepisco il mondo, la colonna sonora del mondo di cui sono parte esistente).
qui c’è il diy, do it yourself, quindi il rap sta nel “cloud”, scompaiono i
dischi e quella materia sonora arriva ad appartenere al globo. intercetta il
sentimento e lo mette in versi, li poggia su un terreno digitale, lofi,
smaterializzato.
dov’è il corpo a questa frequenza?
abbiamo cominciato la ricerca sul movimento di FALLEN ANGELS utilizzando tracce
preesistenti, collezionando e sintetizzando in playlist. queste, sia a modalità
“campo lungo” che a “primo piano”, servivano ad inquadrare le dinamiche sonore e
i timbri di voci e macchine, il magma in cui gettare il corpo. all’interno delle
playlist troviamo anche “brani idolo”, come Look at me di XXXTentacion , il cui
sample (a sua volta rubato a Mala nel brano Changes) è finito per sopravvivere
nello spettacolo in forma trasfigurata come unica citazione musicale.