Valerio Veneruso, nella conferenza Di specie e di spazi. Un’educazione all’antispecismo attraverso lo sguardo dell’arte contemporanea affronta le nuove frontiere dell’eye contact verso un’educazione dell’antispecismo, denunciando come oggi nelle città, avendo eliminato le presenze animali, tollerate solo in forme domestiche, addestrate e decorative, viviamo una nuova e più profonda solitudine di specie.
Il recente innesto di un chip wireless effettuato dalla startup americana Neuralink, di proprietà di Elon Musk, all’interno del cervello di una scimmia è soltanto l’ultimo eclatante esempio di quanto il fenomeno antropocentrico stia pesando sempre più sull’identità delle altre specie viventi. Nel corso dei secoli, tra l’utilizzo di particolari modi di dire e distorsioni cognitive ben radicate nel nostro immaginario collettivo, l’uomo non ha mai smesso di dimostrare la propria sopraffazione sull’animale riducendolo prima in metafora e, dall’avvento del capitalismo, in mera fonte di speculazioni economiche. Azioni simili hanno gradualmente privato l’animale dei propri spazi vitali innescando un circolo vizioso difficile da interrompere; niente però è ancora perduto: in un momento storico come questo, infatti, le arti visive possono farsi veicolo di messaggi ed emozioni atte a risvegliare nuove consapevolezze. La pratica della contemplazione dello sguardo dell’altro (che avvenga tramite l’osservazione di un’installazione, di azioni performative o di materiale audiovisivo) diviene così un prezioso canale di trasmissione empatica indispensabile per la costruzione di un mondo più sostenibile.