intervista a Luciana_aborto
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quel luogo tetro dove non si sa fare altro che ubbidire, spezzare sotto la costruzione tutto quel che c’è di umano in noi, piegarsi, lasciarsi abbassare al di sotto delle macchine.
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quel che meno mi aspettavo da me stessa: la docilità. una docilità di rassegnata bestia da soma.
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Mettendosi dinnanzi alla macchina, bisogna uccidere la propria anima per 8 ore al giorno, i propri pensieri, i sentimenti, tutto.
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Per quanto riguarda i propri impulsi di nervi e di malumore, bisogna tenerseli; non possono tradursi né in parole né in gesti, perché i gesti sono, in ogni momento, determinati dal lavoro. Questa situazione fa sì che il pensiero si accartocci, si ritragga, come la carne si contrae dinnanzi a un bisturi. Non si può essere “coscienti”.
Tutto questo, beninteso, riguarda il lavoro non qualificato (soprattutto quello delle donne).
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lo sforzo del pedale è una pessima cosa per le donne; un’operaia mi ha detto di aver avuto una salpingite e di non aver potuto ottenere d’essere messa altrove. Ora finalmente non è più alle macchine; ma la sua salute è definitivamente rovinata.
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rapporto tra lavoro e atletismo
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schiena rotta, che mi fa pensare al lavoro di raccolta delle patate – braccio destro sempre teso – pedale un po’ duro.
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il pedale è durissimo (fa male al ventre)
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le punte delle dita mi sanguinano
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Mi ritrovo schiava di fronte alla mia macchina
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mi ripeto continuamente la lista delle operazioni (filo di ferro – foro grande – sbavatura – direzione – filo di ferro) non tanto per preservarmi da una sbadataggine quanto per impedirmi di pensare: condizione della velocità. Sento profondamente l’umiliazione di questo vuoto imposto al pensiero.
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Non si può pensare ad altro, non si pensa a nulla.
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“Ci trattano come fossimo macchine… c’è dell’altra gente che è incaricata di pensare per noi…”
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separazione dei sessi, disprezzo degli uomini per le donne, riservatezza delle donne verso gli uomini
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La schiavitù mi ha fatto perdere completamente il senso di avere dei diritti.
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I giorni mi paiono un’eternità.
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La condizione operaia muta continuamente; spesso è diversa da un anno all’altro.
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Simone Weil | La condizione operaia