tutte derive possibili, a partire da e verso il corpo, quello che scorge
nella danza una potenzialità di discorso sull’essere e l’umano a scrittura “musicale”.
la concretezza poi di questo fenomeno invisibile che continuamente accade,
l’incorporazione, scivola continuamente, si dissolve se non la si convoca, se
non gli si fanno domande. resiste, come ferita, sul corpo, e nel tentativo di trasmetterla, di
far intromettere la traduzione, si rivela oggetto fragile da
condividere. si incontra l’umano poi , pur sempre, e chiedendogli di “giocare” a
una consegna (per lo più anatomica e/o “musicale”), esso emerge timido,
straripa, o urla ovattato, chiuso dall’interno.