Pinocch-io è un percorso che origina il suo pensiero da una personale messa a fuoco sulla fragilità e sull’ambiguità dell’esser-ci, ora-adesso, come esseri umani e viventi. Una riflessione sul desiderio di riconoscere il proprio corpo; un corpo umano che nella sua molteplice unicità
e nel suo nudo disarmo, si muove in una condizione di dis-equilibrio e tensione, tra finzione e verità, naturale e artificiale, luce e oscurità, vita e morte. Il mio sguardo si posa sulla figura archetipica di Pinocchio, su quel corpo immaginato che si proietta in uno spazio liminale,
sospeso, nel suo continuo ed ostinato tentativo di liberare la sua viva natura e fare quel passo per entrare nel (suo) mondo sognato. Il mio corpo si lega alla “figur-io” in un atto di presenza e si specchia nello sterminato desiderio di Pinocchio di farsi carne e sguardo. Attraverso il
movimento si esercita a tornare corpo vivo, fa spazio al ricordo d’infanzia e prova a ricostruire quel desiderio, quel passaggio trasformativo, quel sentimento, quel bisogno viscerale di esserci.